Si parla ormai da tanti anni di fitoterapia, ma spesso non c’è molta chiarezza su cosa si intende con questo termine. La prima domanda alla quale vogliamo dare una risposta è quindi: che cos’è la fitoterapia?
La fitoterapia è la disciplina che studia l’utilizzo delle piante medicinali e le loro preparazioni per scopi terapeutici.
Inserita all’interno del settore della farmacognosia, disciplina che studia le sostanze naturali, la fitoterapia è una scienza definita ufficialmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).
Non ha distinzioni dalla medicina “classica” per metodologia diagnostica o basi terapeutiche, ma si distingue per l’utilizzo di estratti e prodotti derivati dalle piante medicinali che contengono più principi attivi nel loro “fitocomplesso” (Biagi et al., 2016), ossia dall’insieme delle sostanze che lo compongono e la loro interazione con il principio attivo.
Le piante hanno costituito, nel corso dei millenni, la prima fonte di principi medicamentosi per l’uomo, ma hanno fornito anche le basi per lo sviluppo scientifico della terapia farmacologica moderna. L’OMS ha stimato che almeno l’80% della popolazione mondiale trova nelle piante la principale, se non esclusiva, fonte terapeutica (Monti e Giachetti, 2005).
La fitoterapia “funziona”? Qualità ed efficacia dei prodotti fitoterapici
I prodotti vegetali di pertinenza farmaceutica hanno tutti rigorosi controlli analitici e tutti gli estratti in commercio sono “standardizzati”, cioè sempre uguali a sé stessi per composizione e, di fatto, per attività biologica. Nel settore dell’integrazione alimentare, i requisiti fitochimici obbligatori sono molto minori e si rifanno soprattutto alla sicurezza di impiego; per tale motivo, la qualità dei botanical food supplement è decisamente variabile ed è comune imbattersi in farmacia o erboristeria in prodotti che magari contengono le stesse preparazioni vegetali, ma con titoli completamente diversi o addirittura preparazioni non titolate. Come orientarsi in tal caso? Come emerso chiaramente, le piante medicinali hanno riferimenti bibliografici ben precisi e testi ufficiali di riferimento e il medico, il farmacista, l’erborista e le altre figure professionali operanti nel settore rappresentano le figure preparate a cui rivolgersi.
A titolo esemplificativo basta dire che un prodotto a base di mirtillo nero che non riporta la titolazione non dà nessuna garanzia di efficacia.
Le domande che dovrebbero essere discusse sempre quando si parla di fitoterapia moderna e razionale sono queste, quindi, ad esempio: il mirtillo nero ha razionale scientifico per il suo utilizzo per le problematiche venose? Sì, se e solo se si utilizza a corretto dosaggio il suo estratto secco titolato al 36% in antocianosidi totali; no, se si utilizzano prodotti non titolati o sottodosati.
Gli stessi esempi si possono applicare per comprendere meglio la qualità di qualunque prodotto, da un olio essenziale, fino ad arrivare agli spray gola contenenti propoli: la conoscenza chimica di un prodotto vegetale garantisce qualità, sicurezza ed efficacia.
Fitoterapia e medicina
A dimostrazione del razionale utilizzo delle piante medicinali e delle loro preparazioni in medicina convenzionale, moltissimi fitoterapici (tra cui le specifiche preparazioni delle piante sopra citate) sono registrati e commercializzati come farmaci, senza nessuna distinzione di iter registrativo, sperimentazione e controlli di qualità rispetto ai farmaci di sintesi. Anzi, per i moltissimi controlli di tipo botanico e farmacognostico, possiamo affermare senza dubbio di smentita che i farmaci vegetali sono quelli che devono soddisfare il maggior numero di requisiti di qualità per poter essere immessi sul mercato.
Come farmaci convenzionali, i prodotti fitoterapici sono registrati o in maniera classica, come tutti gli altri di qualunque natura, secondo la direttiva 2001/83/CE, oppure come farmaci vegetali tradizionali, se ritenuti efficaci e sicuri dall’EMA e impiegati nella Comunità Europea da almeno 15 anni (definiti THMP e normati dalla direttiva 2004/24/CE) (Biagi et al., 2016).
Fitoterapia e alimentazione
I prodotti vegetali, tuttavia, hanno una versatilità di utilizzo unica nel panorama delle sostanze biologicamente attive e il loro ruolo è da sempre riconosciuto non solo in ambito terapeutico, ma anche in ambito alimentare e per la prevenzione e per il mantenimento della salute. È da questo utilizzo razionale che quasi venti anni fa si è fatto strada l’uso delle piante medicinali anche in prodotti salutistici non farmaceutici, in primis nell’integrazione alimentare. La normativa che regola l’uso dei prodotti vegetali nell’integrazione alimentare in Italia è garantita dal DM 10/08/2018 e le specie botaniche ammesse in Italia sono quelle dell’all. 1 modificato per l’ultima volta con DD 26/07/2019.
In ambito farmaceutico e nella attuale integrazione alimentare i prodotti vegetali utilizzati sono quelli che garantiscono la massima concentrazione dei principi attivi, per cui si ricorre tipicamente all’estrazione di una “droga”, cioè la parte della pianta (generalmente allo stato secco per la migliore conservazione) contenente la massima concentrazione dei suoi costituenti biologicamente attivi.
Come si ottiene un fitoterapico
Le preparazioni vegetali permettono di ottenere quel passaggio scientifico, troppo spesso sottovalutato, dalla pianta al fitoterapico propriamente detto (se in ambito farmaceutico) o al “botanical food supplement” (se in ambito nutrizionale).
Anche le semplici tisane utilizzano l’acqua bollente per estrarre i principi attivi. In questo senso le uniche eccezioni ai procedimenti estrattivi di una pianta medicinale sono rappresentate dalle polveri della droga essiccata (si può citare l’esempio dello zenzero, dei semi di psillio o altre fonti di fibre, che vengono utilizzate anche come tali) o dai succhi della pianta fresca (ad esempio echinacea purpurea, mirtillo rosso americano).
Le droghe vegetali allo stato essiccato vengono estratte con i solventi che permettono la massima resa in principi attivi. I solventi ammessi in farmaceutica e in ambito alimentare sono tutti quelli commestibili (acqua, etanolo, glicerolo, olio) e quelli che, con normativa diversa secondo la destinazione d’uso, che possono essere allontanati per evaporazione per avere residui sotto i limiti di legge.
Da una droga vegetale è possibile ottenere quindi preparazioni liquide come gli oleoliti, gli estratti glicerici o i comuni estratti alcolici che hanno definizioni ben precise, se sono prodotti secondo i dettami delle Farmacopee Ufficiali (In Italia sono testi di legittimazione la Farmacopea Ufficiale Italiana XII ed., la Farmacopea Europea 10° ed. e tutte le Farmacopee vigenti dei paesi della Comunità Europea. Una tintura, ad esempio, è una preparazione liquida che si ottiene per estrazione di una droga con etanolo, alla concentrazione riportata nelle singole monografie delle droghe stesse, mediante macerazione, percolazione o altro metodo approvato, che ha un rapporto stabilito tra droga di partenza e estratto finale (il cosiddetto rapporto droga:estratto, DER secondo l’acronimo inglese) 1:5 o 1:10. Un estratto fluido è quella preparazione liquida ottenuta per estrazione di una droga con etanolo ad opportuna concentrazione che ha DER 1:1.
Le altre preparazioni liquide, come gli estratti molli o le generiche soluzioni idroalcoliche hanno un DER variabile da droga a droga.
Per massimizzare la concentrazione dei principi attivi la moderna fitoterapia ormai è orientata sull’uso degli estratti secchi, che sono quelle preparazioni dove il solvente di estrazione è allontanato.
Una forma estrattiva diversa e tipica delle piante medicinali è quella che si attua per l’ottenimento degli oli essenziali, dove viene purificata la frazione volatile di una droga. Gli oli essenziali sono perlopiù ottenuti per distillazione in corrente di vapore, ma ad alcune droghe sono applicati altri metodi specifici (tipico l’esempio dell’estrazione a freddo delle essenze delle bucce degli agrumi).
Esempi di prodotti fitoterapici e loro proprietà
Solo per fare degli esempi ben noti in medicina, sono tutti estratti e prodotti vegetali i principali lassativi e purganti (come senna, succo di aloe, psillio) i principali venotonici (ippocastano, mirtillo nero, centella), gli epatoprotettori (carciofo, cardo mariano), tutti gli adattogeni per lo stress psico-fisico (rodiola, ginseng), gli oli essenziali con effetto balsamico (eucalipto, menta, timo, pino), i principali immunomodulanti per la prevenzione e il trattamento delle malattie da raffreddamento (echinacea, pelargonio).
I fitoterapici hanno poi un ruolo ben consolidato come integrazione terapeutica o come opzione dotata di una maggiore sicurezza di impiego. Tra i tanti esempi in tal senso, merita citare le molte piante medicinali riconosciute ufficialmente per la loro attività sul sistema nervoso centrale (come la valeriana, il biancospino, la passiflora, la melissa, la lavanda, l’iperico), le piante per l’apparato gastroinstestinale (come la liquirizia, la camomilla, lo zenzero), quelle per l’iperplasia prostatica benigna (serenoa, ortica, pigeo), fitoterapici per le infezioni urinarie (mirtillo rosso americano, uva ursina), diuretici (ortosifon, betulla, ononide, ginepro, levistico) e molti prodotti ad uso cutaneo (arnica, gel di aloe, calendula).
Ricerca e sviluppo nelle aziende produttrici di fitoterapici
La ricerca e sviluppo e la formazione nel settore delle piante medicinali e della fitoterapia sono tra i campi di maggiore interesse attualmente e i risultati che si stanno ottenendo sono tangibili, soprattutto in Italia. Nel nostro paese sono oggi attive aziende che operano nel settore a partire dalla lavorazione iniziale del materiale vegetale, per comprendere l’estrazione, l’analisi fino alla formulazione finale di prodotti vegetali, sia in campo farmaceutico che alimentare.
Formazione in fitoterapia
La formazione specifica sulla fitoterapia fa parte del curriculum studiorum della formazione in tecniche erboristiche e nei corsi di laurea in farmacia e chimica e tecnologia farmaceutiche, ma soprattutto consiste in Master, Corsi di Perfezionamento e Alta Formazione a livello universitario.
Fonti: questo articolo è stato realizzato grazie alla preziosa collaborazione del Prof. Marco Biagi, Docente dell’Università degli Studi di Siena, Dip. di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente e Direttore SIFITLab della Società Italiana di Fitoterapia. Il presente articolo è un riadattamento con alcune integrazioni di un suo testo.